Il 1500 ci ha trasmesso molte notizie sull’allevamento dei suini in quell’epoca storica. Gli animali erano di dimensioni più piccole di quelle attuali, a causa della scarsità di cereali destinati all’allevamento.
Nonostante le difficoltà nel portare gli animali al pascolo e regolamentare l’allevamento, il Cinquecento può considerarsi il secolo del prosciutto, che era sempre presente nei banchetti delle famiglie nobili e benestanti.
Non solo nelle case private, il “persutus” era anche un alimento presente nei luoghi pubblici: veniva frequentemente proposto dalle locande locali, dove alloggiavano personaggi più o meno illustri anche provenienti da lontani territori, e così questo alimento si fece conoscere a un pubblico esterno e a “stranieri” di passaggio, conquistando tutti con il suo sapore caratteristico.
Il Prosciutto di San Daniele al Concilio di Trento
Nel 1563 il prosciutto fu presente in uno degli eventi più importanti dell’epoca: il Concilio di Trento. Poiché negli importanti Concili anche il cibo faceva la sua parte, per quello di Trento il Patriarca di Aquileia inviò il pregiato salume di San Daniele in dono.
Secondo le cronache dell’epoca i prelati gustarono ben “trenta paia di parsutti” (di questi, dodici erano stati donati dal Patriarca di Aquileia). Le prelibatezze arrivarono a Trento trasportate a dorso di mulo da San Daniele.
In quest’epoca il prosciutto friulano divenne sempre più diffuso e rinomato, tanto da venire usato come dono per i proprietari terrieri, oltre che come cibo di scambio tra le diverse città.
Come evidenziato dai documenti storici, il “persutto” diventò a tutti gli effetti il dono per omaggiare personalità di riguardo. Una “merce di scambio” di grande pregio: il prosciutto divenne di fatto uno dei Diritti Feudali Patriarcali.
Fuori dai confini, verso l’Europa
Nel Seicento, durante l’età barocca friulana, il territorio visse una forte ripresa economica e culturale, favorendo il mecenatismo e l’attività artistica: il salume era ormai sempre presente nei compensi di qualsiasi tipologia. Era elemento di scambio nelle trattative geo-politiche e compenso per i medici che tentavano di contrastare le epidemie di peste.
Risalgono poi al Settecento le prime notizie della circolazione del prosciutto in Europa, ad esempio nelle corti francesi e in quelle asburgiche.
Nel 1797 le truppe di Napoleone entrano a Udine e saccheggiarono San Daniele del Friuli. Oltre a sequestrare beni, denaro e ricchezze delle famiglie nobili, i soldati portano via i manoscritti preziosi della Biblioteca Guarneriana e, ovviamente, moltissimi prosciutti di San Daniele.
Dal 1866, anno in cui il Friuli venne annesso al Regno d’Italia, il Prosciutto San Daniele si diffuse e venne apprezzato anche nel resto dello Stivale.
Con la nascita dell’Italia unita il San Daniele DOP assunse per la prima volta una valenza nazionale. Da allora il suo successo non è mai tramontato. Cento anni dopo, è stato riconosciuto come prodotto tipico del made in Italy e ancora oggi rappresenta un’eccellenza dell’italianità a tavola.