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Prosegue il nostro viaggio nella scoperta dell’incredibile storia del Prosciutto di San Daniele. Perché è dalle radici che si può capire come il nostro San Daniele Dop è diventato quello che è (e come riconoscerlo). Nelle scorse puntate siamo partiti da molto lontano, ben prima dell’Anno Zero. E ti abbiamo condotto fino al Medioevo, dove Venezia la faceva da padrone.

Prosciutto di San Daniele, dal Medioevo al 1700

Oramai il prosciutto, nei secoli nei quali si scopriva l’America e la scrittura a caratteri mobili, era una realtà. Prova ne sia che nel manoscritto “De Conservanda Sanitate” del 1453, conservato nella Biblioteca Guarneriana, il medico Geremia Simeoni, pur considerando le carni difficili da digerire, afferma che dei “porci domestici si possono consumare come antipasto le parti magre conservate sotto sale”. Un antico consiglio per l’uso del prosciutto.

E, all’incirca un secolo dopo, le cronache del Concilio di Trento riferiscono che i prelati che si erano riuniti consumarono “trenta paia di parsutti” (dodici dei quali donati dal Patriarca di Aquileia) portati a dorso di mulo da San Daniele, come viene reso noto da un documento datato 1 luglio 1563. A ribadire che il Prosciutto era merce di scambio e dono prezioso.

Dalla Francia all’Italia unita

Il declino di Venezia e lo spostamento delle rotte del commercio verso altre latitudini non ha intaccato il San Daniele. Che continua sempre più ad affermarsi, soprattutto presso le corti. Se ne segnala l’acquisto in Francia, ad esempio. E quindi non è certo un caso che, durante l’occupazione militare francese – verso la fine del 1700 -, gli ufficiali dell’esercito napoleonico ne razziano una grandissima quantità, assieme ai capolavori custoditi nella della Biblioteca Guarneriana.

Con la nascita dell’Italia – e l’annessione del Friuli Venezia Giulia – il San Daniele Dop assume per la prima volta una valenza nazionale. E quindi inizia a viaggiare con ancor più costanza nel resto d’Europa, con il Regno Unito come meta preferita. E poi? E poi arriva il Novecento, ma te ne parleremo nella prossima puntata!

16 marzo 2020

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