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Quanto il ruolo del Made In Italy sia fondamentale è fuori discussione. Tanto come elemento di estrema riconoscibilità del complesso di prodotti che l’Italia può mettere sul piatto, quanto per la peculiarità e le particolarità che delineano l’eterogeneità di un territorio letteralmente unico. In questo senso il Belpaese ha un patrimonio, in questo caso agroalimentare, invidiabile. Patrimonio agroalimentare made in Italy che, come ogni anno, viene fotografato dal Rapporto Ismea-Qualivita, arrivato alla XVIII edizione. E, per l’ennesima volta, evidenzia lo stato di grazia che tutto il comparto agroalimentare e vitivinicolo DOP IGP e STG italiano vive, da svariati anni.

Come sottolineato da Mauro Rosati – direttore generale della Fondazione Qualivita – i dati economici relativi al 2019 per il comparto Dop, cui appartiene il Prosciutto di San Daniele, e Igp ribadiscono ancora una volta il trend ascendente. Infatti “con quasi 17 miliardi di euro di valore alla produzione e un impatto economico in crescita per 17 Regioni su 20, il comparto ribadisce la sua centralità economica e strategica nel nostro Paese, con un contributo del 19% al fatturato complessivo del settore agroalimentare e del 21% all’export nazionale”.

I numeri

I numeri dell’agroalimentare made in Italy parlano chiaro: 16,9 miliardi di euro di valore alla produzione (+4,2% in un anno), un contributo del 19% al fatturato complessivo dell’agroalimentare italiano e un export da 9,5 miliardi di euro (+5,1% in un anno). Questo dato corrisponde al 21% delle esportazioni nazionali di settore, grazie al lavoro di oltre 180.000 operatori e l’impegno dei 285 Consorzi di tutela riconosciuti. Ci sono, e sono emersi con forza anche a fonte dell’ondata pandemica, alcuni perni attorno ai quali si gioca e si giocherà la partita delle Indicazioni Geografiche. Perni sui quali, occorre dirlo, tutto il sistema Paese ha già dimostrato di saper maneggiare con cura, visti i risultati prodotti.

  • Prima Dop del Triveneto
    I numeri parlano. E raccontano di come il Prosciutto San Daniele costituisca la prima Dop – per volume e valore – tanto nella nostra regione di origine – il Friuli Venezia Giulia -, quanto in tutto il versante del Nord-Est.
  • Produzione Certificata
    I nostri dati sono ormai largamente assestati. Anche nel 2019 abbiamo prodotto all’incirca poco più di 26mila tonnellate di cosce di Prosciutto Dop, mantenendo un trend delineato già l’anno precedente.
  • Valore alla Produzione
    Sull’annualità precedente, si registra un balzo dell’1,9%, che setta il valore complessiva alla produzione del San Daniele Dop a oltre 313 milioni di euro.
  • Export
    I numeri del San Daniele Dop costituiscono un traino insostituibile per l’export della Dop nazionale. Il 2019 è stato l’anno dei record, con oltre 600milioni di euro di consumo per i prodotti a base di carne Dop Igp italiana nel Mondo.

Nuove prospettive

  • La Via della crescita. Crescere significa svilupparsi, interfacciandosi con le diverse realtà che costituiscono il network produttivo e distributivo. La sostenibilità della crescita passa anche attraverso la capacità di creare ponti di collaborazione tanto con la GDO, quanto con l’industria della trasformazione. In questo senso i passi avanti fatti, pur nella complessità e ampiezza dei prodotti a marchio Dop e Igp, è ragguardevole.
  • Il Mondo Nuovo
    All’interno di un’immagine – quella italiana – spesso stereotipata, prodotti Dop e Igp si stanno via via ritagliando una fetta di mercato sempre maggiore. Il passaggio da una percezione monolitica dei prodotti italiani ad una decisamente più declinata sulle singole particolarità – finanche regionali – è il miglior biglietto da visita per il vero Made In Italy. Ora più ampio che mai.

Territorio nazionale

A ulteriore conferma di un trend che pare inarrestabile, un dato forse fotografa meglio di qualsiasi altro questa marcia. Non vi è in Italia una sola provincia senza ricaduta economica dovuta alle filiere DOP IGP: un sistema che caratterizza tutto il Paese, anche se è forte la concentrazione del valore nel Nord. Ben 17 regioni infatti segnalano un impatto positivo della filiera delle IG, sull’anno precedente.

Pur quindi in una situazione di difficoltà del Sistema Paese, è dalla capacità di difendere i marchi dell’agroalimentare Made In Italy che passa il rilancio non solo della catena di valore italiana, ma di un comparto strategico per l’export di tutto il Paese.

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